Parte da Foggia la nuova tournèe del noto critico d'arte che porta in scena la vita e le opere di Michelangelo con un intentopreciso: "Bisogna ripartire dalla bellezza del Rinascimento"
Dopo il successo di Caravaggio con il quale ha girato l’Italia facendo registrare ovunque il tutto esaurito, irruento e sopra le righe come sempre, Vittorio Sgarbi torna a teatro con una nuova produzione made in Promo Music. La formula è quella collaudata della lectio magistralis: nuovo protagonista delle dissertazioni sgarbiane è Michelangelo Buonarroti, poliedrico e multiforme artista considerato uno dei maggiori esponenti del Rinascimento Italiano. Accompagnato dal vivo dalle musiche del compositore Valentino Corvino e attraverso le video installazioni del visual artist Tommaso Arosio, una inedita interpretazione di Vittorio Sgarbi farà rivivere il genio inquieto di Michelangelo e le sue opere che hanno profondamente influenzato tutta l’arte occidentale. Sgarbi stesso rivela: “non so cosa succederà fino a che non sarò su quel palco”. Lo abbiamo incontrato dietro le quinte del Teatro "Umberto Giordano" di Foggia in occasione della prima nazionale di Michelangelo.
Professore, riparte proprio da Foggia...
Sì, certo. È importante parlare di arte in Italia ed è fondamentale che questo avvenga in luoghi periferici come Foggia. Parlare di Michelangelo a Firenze sarebbe stato non dico inutile ma prevedibile. Partire proprio da qui assume ben altri significati. Foggia è diventata il luogo dove questo laboratorio di idee ha preso forma, grazie anche alla produzione dei foggiani Marcello e Valentino Corvino della Promo Music.
Come nasce questo nuovo spettacolo?
Dopo quasi duecento repliche di Caravaggio l’argomento si era un po’ esaurito. Non che Caravaggio non vada sempre bene, anzi, ora lo porteremo anche in America latina, ma abbiamo deciso di cimentarci con un altro grande protagonista dell’arte italiana. Tra le varie ipotesi prese in considerazione quella per me più suggestiva era Giotto. Poi si era fatto il nome di Van Gogh, ma per quanto io sia dispettoso c’è già chi gira i teatri con uno spettacolo su Van Gogh e abbiamo deciso di non togliergli tutti gli spettatori. Siamo in Italia e quasi nessuno conosce gli Italiani e il Rinascimento. Rinascimento è una parola piena di fervore e di futuro ed è quello che manca in effetti in questo momento al Paese: stiamo vivendo un nuovo Medioevo e occorre investire di nuovo sulla bellezza, c’è bisogno di rinascere. Così, mentre decidevamo dello spettacolo mi è venuta l’idea di fondare un nuovo partito; ho pensato che, in questo modo, mentre parliamo di Brunelleschi, di Leon Battista Alberti, di Donatello, di Mantegna, di Masaccio, di Botticelli… parliamo anche del fatto che l’Italia deve ritrovare i valori espressi nelle opere di questi grandi artisti. Si deve operare un cambio di valori fondamentali: in Italia si pensa che la corruzione sia il tema più importante. Se tu politico dai tanta importanza alla corruzione la gente penserà che è davvero importante, se nessuno dà valore alla bellezza nessuno penserà che è importante. Ecco perché è bello parlare in teatro di argomenti che poi assumono un carattere politico nel senso più alto della parola: si tratta di salvare la bellezza.
La bellezza che vive ancora delle opere di Michelangelo, dunque...
Sì, tornando allo spettacolo, ci siamo detti: non possiamo portare a teatro uno spettacolo che si chiami Rinascimento come il nostro partito, ci sarebbe un conflitto di interessi evidente, anche se non sappiamo quando si voterà. Così siamo tornati all’idea della monografia e abbiamo scelto Michelangelo perché è una figura complessa e dalle mille sfaccettature, in cui il Rinascimento si compie in diverse discipline. È stato infatti il primo scultore, pittore, architetto ad avere in sé il germe della rinascita delle arti.
Un altro Michelangelo, dopo il Merisi: lo presenterà in chiave contemporanea come aveva fatto con Caravaggio?
Per rendere evidente la personalità di Caravaggio avevo fatto un potente accostamento con Pasolini che aveva una vita intensa e drammatica, che poi è anche la bellezza del Merisi. Nel caso in esame, gli accostamenti sono molti, dal Grido di Munch a Courbet, sono molte le espressioni dell’arte contemporanea che abbiamo impaginato per rendere evidente come l’attualità di Michelangelo sia il suo essere un grandissimo classico, capace però di dire cose che oggi ci riguardano ancora. Ad esempio, c’è un accostamento tra l’origine del mondo, così come l’ha dipinta per la Cappella Sistina, con Il Creatore che imprime ad Adamo la sua forza vitale, all’interpretazione resa da Gustave Courbet, con la celebre immagine molto erotica, che potrà sembrare strano o distante ma è un dato di fatto: due grandi artisti, in tempi distinti, indicano l’origine del mondo in modo uno trascendente e l'altro immanente. Sarà un racconto in cui Michelangelo appare presente e vivo a noi, proprio attraverso questi accostamenti: è così che le cose restano impresse. La capacità di raccontare oggi è di pochi, di pochissimi.